ALZIAMO IL VOLUME

In prossimità delle festività natalizie, spesso accompagnate da sprechi ed eccessi, lunedì 16 dicembre 2024 Castello di Cisterna d’Asti, si è tenuto un incontro per riflettere sul tema delle povertà che abitano vicino a noi. L’occasione è stata la presentazione del libro presenterà “Alziamo il volume" (Effatà). Beppe Amico, con alcuni dei giovani della Caritas diocesana di Asti che hanno partecipato al progetto, ne ha discusso con il Vescovo Marco Prastaro. L’iniziativa è stata organizzata dal Polo cittattiva Astigiano Albese – I.C. S.Damiano d’Asti e dal Museo con il Comune e la Caritas e le

Parrocchie di Cisterna d’Asti, Caritas diocesana di Asti, Libreria "Il Pellicano" e Aimc di Asti. 

Beppe Amico è direttore Caritas diocesana di Asti.

Don Marco Prastaro è sacerdote dal 1988. Dal 1999 ha fatto esperienza come “Fidei donum” in Kenya presso la parrocchia di Lodokejek; dal 2007 al 2011 è stato Vicario Generale della diocesi di Maralal (Kenya). Il 16 agosto 2018 è stato nominato Vescovo di Asti, ricevendo l’ordinazione episcopale nel duomo di Asti il 21 ottobre 2018. Ha pubblicato con EMI, Dove Dio ha nome di donna (2021).

Brani del libro, con intensa partecipazione, sono stati letti da Maria Baiotto e Giorgio Tiberini nel corso dell’incontro

Tiziana Mo ha salutato i relatori a nome del Museo Arti e Mestieri di un Tempo di Cisterna d’Asti e del Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese. Per l’occasione, ha ricordato l’importanza sul territorio della Caritas cisternese che, nel corso di pochi anni, è diventata un presidio importantissimo per tutto il paese grazie all’impegno, alla generosità – uniti alla preparazione costruita grazie ad incontri formativi specifici – dei suoi volontari.

 

Beppe Amico, in apertura, ha spiegato il senso del progetto raccolto nel libro ma voluto anche sottolineare il ruolo dei numerosi giovani che ne fanno parte e delle numerose attività di cui si occupano. Una piccola delegazione ha partecipato all’incontro portando la propria testimonianza relativamente al progetto di ricerca di cui sono stati parte attiva. Tutti hanno confermato il carattere formativo dell’esperienza sottolineando l’importanza di aver avuto la possibilità di conoscere in prima persona realtà prossime che, purtroppo, molti non vogliono vedere.

“L’anno scorso ho proposto ai giovani della Caritas di Asti di intervistare alcuni poveri e da tutto questo materiale si è poi arrivati al libro. Nella società ci sono dei confini dove i gruppi si trovano a stare fuori o dentro. Abbiamo pensato il confine non come divisione ma come punto di contatto anche per i giovani” ha detto Beppe Amico.

I ragazzi hanno sottolineato l’importanza di aver avuto l’opportunità di catturare le emozioni degli intervistati direttamente. Successivamente, tutto è stato scritto e poi revisionato in gruppo con lo scopo di far comprendere meglio lo stato d’animo di chi vive in condizione di povertà. Le interviste erano semistrutturare in forma di colloquio: cosa spaventa? Quali speranze? Come si va avanti nonostante le difficoltà.  

Nel libro, tre le molte testimonianze, si è dato risalto a 15 storie, non le più importanti ma quelle che, in modo più incisivo, restituiscono una panoramica sui diversi volti della povertà: giovani, donne, ex carcerati, licenziati, anziani pensionati… 

Con tutti si è riusciti ad entrare in empatia perché l’umanità - come hanno detto alcuni dei ragazzi presenti - toglie l’indifferenza e ci mette in ascolto. Conoscere è mettersi in discussione ma anche imparare. Tutto ciò fa scoprire il bello ma consente anche di riflettere su ciò che si è visto e di farlo capire agli altri. 

Gli intervistati sono sia resistenti che resilienti ma, alla base di tutte le storie, c’è una grande speranza o, meglio, speranze perché non sono tutte uguali.

“Chi ha dei figli, sopporta. Chi ha fede, sopporta. Chi si trova in una posizione diversa da queste, si trova solo e molto più sguarnito di strumenti e motivazioni. La richiesta di senso è una degli elementi che è emerso con più forza” ha detto Amico.

La seconda parte del libro ospita delle lettere indirizzate ai protagonisti delle storie: non sono invisibili anche se, spesso, molti li considerano tali ma è una questione di convenienza. Meglio non vedere per non interrogarsi e dare a tutti i diritti che spettano.

Ci sono anche altre due lettere: una, partendo dall’art. 3 della Costituzione, indirizzata all’uguaglianza e l’altra destinata a Giobbe, personaggio dell’Antico Testamento che, in mezzo alla sofferenza, si interroga sul senso del dolore.

“I poveri – ha sottolineato Amico – spesso sono rassegnati e pieni di sensi di colpa. Invece il nostro compito dovrebbe essere quello di aiutarli ad ottenere i propri diritti”.

Don Marco Prastaro, Vescovo della diocesi di Asti, ha concluso l’incontro con alcune profonde riflessioni. Innanzitutto, molto spesso ci si è abituati alla presenza dei poveri di fronte ai quali si rimane assenti. È la normalità ma non dovrebbe essere così. Il libro ci aiuta, al contrario, a percepire che il disagio non deve essere qualcosa a cui abituarsi. La relazione ci aiuta ad uscire dai numeri della statistica per entrare a contatto con persone concrete.

“Aprire gli occhi ci fa cambare atteggiamento facendoci vedere persone e non casi o problemi da eliminare. Guardare negli occhi ci cambia è ciò che cambia l’umanità è entrare in rapporto con gli altri” ha detto il Vescovo la cui seconda riflessione è stata rivolta alla domanda “Resistenti o resilienti?”.

“Non ci sono risposte ma, forse, questi “perdenti” della storia sono più forti di chi li sfrutta. È solo un caso che siano loro e non io ad essere in difficoltà. La consapevolezza è che nell’incontro con uno di loro ci avrò guadagnato. La Caritas ha questo merito che non è quello di fare l’elemosina ma avere un rapporto tra pari” ha concluso il Vescovo.






                                                                                                                       Giovanna Cravanzola


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