CASTELLI PIEMONTESI

Gianni Oliva, un grande amico di Cisterna d’Asti è tornato a presentare l’ultimo nato “Castelli piemontesi. storia di castelli e di genti piemontesi. Vol. 3" (Biblioteca dell' immaginario). A dialogare con lui, la Tiziana Mo anima del Museo arti e Mestieri di un Tempo che ha sede proprio nel Castello di Cisterna. L’incontro, che si è svolto lunedì 11 ottobre 2021, è stato organizzato da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di S. Damiano d’Asti, Museo di Cisterna con Fra Production Spa, Libreria "Il Pellicano" e Aimc di Asti.

Il volume fa parte della della collana “Città disegnate e raccontate” e, come ha sottolineato Oliva, la serie dedicata al Piemonte, racconta alcuni dei numerosi castelli che ospita la regione (circa 1000). La loro origine e condizione è diversa. Nel 1500 la loro funzione militare termina grazie all’utilizzo delle armi da fuoco ma, in ogni caso, rimangono come simboli di forza e ricchezza. Successivamente vengono sostituiti da bastioni. Il Piemonte vanta un numero così grande di castelli perché, per molto tempo, non è stato sottoposto ad un unico potere. Il dominio dei Savoia arrivava fino alla Val di Susa ma potevano contare sul Moncenisio e il San Bernardo attraverso i quali erano collegati con il resto d’Europa. Era la porta d’ingresso anche degli eserciti perché la Pianura padana era la più ricca d’Europa ma non era difesa da grandi eserciti. Chi possedeva i passi, poteva rallentare il passaggio di eserciti, uomini comuni, mercanzie. I Savoia capirono che questa era la loro grande ricchezza scatenando un grande dinamismo che ha consentito loro di ingrandirsi e di mantenere la propria autonomia (la più longeva d’Europa, durata fino al 1946).

Tiziana Mo, profonda conoscitrice della storia di Cisterna e del suo castello, ha effettuato nei mesi scorsi una ricerca sulla zecca di Cisterna. Un vero e proprio cold case, come l’ha definito Oliva. Alla fine del ‘600, la zecca apre nel castello e tutta la costruzione è documentata. Dopo poco tempo, però, gli zecchieri iniziano la contraffazione di monete. I loro prodotti sono di ottima fattura e hanno successo. Però, quando l’inghippo viene scoperto, la zecca viene chiusa. Successivamente, i Savoia impongono la Zecca dello Stato. Però, nonostante si sapesse che si realizzassero monete contraffatte, la produzione continua. Questa vicenda rende evidente come, unendo una leggenda e dati storici, si ricostruisce un racconto.

Castelli, leggende, donne leggiadre, avventuriere, vittime e carnefici… Gianni Oliva restituisce non solo un racconto ma anche la voglia di conoscere e visitare il magnifico patrimonio culturale che ci circonda.

Giovanna Cravanzola



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