Giovedì 6 febbraio 2025 (Meet) Juan Carlos De Martin ha presentato “Contro lo smartphone. Per una tecnologia più democratica” (Add editore). Luca Anibaldi ha dialogato con l’autore. La videoconferenza è stata promossa da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di San Damiano d’Asti e Museo Arti e Mestieri di un Tempo con Comune di Cisterna d'Asti, Israt, Israt, Libreria "Il Pellicano" e Aimc di Asti.
Il titolo del saggio, come ha sottolineato il apertura Luca Anibaldi, sembra critico verso la tecnologia, ma l'obiettivo è sviluppare una consapevolezza rispetto al suo utilizzo e tutto ciò p poco usuale. Siamo abili nell'utilizzare la tecnologia per il progresso, ma le critiche possono sembrare contro di esso.
Lo smartphone è l'icona del XXI secolo, ma siamo veramente consapevoli del suo utilizzo? È composto da una struttura e componenti che non si trovano, ad esempio, nei PC.
“Ho scritto questo saggio - ha detto De Martin - per esprimere indignazione. Una generazione ha visto nel PC un mezzo democratico per la conoscenza (che dagli anni '60 si è concretizzato nei ’70). Con l'avvento dei PC ultraportatili, si è creato un mezzo (lo smartphone) più opaco e infedele, che raccoglie dati e ci spia senza che ce ne accorgiamo, diventando uno strumento di controllo. Ci hanno tradito, cedendo alla tentazione di un dispositivo che serve più ai produttori che a noi. Dobbiamo aspirare a un mondo digitale più giusto e trasparente”.
Dopo il 2000, ci furono diversi tentativi di offrire, oltre alla comunicazione, la possibilità di ascoltare musica ma anche di fare altro. Con l'uscita dell'iPhone nel 2007, si è instaurata una competizione tra diversi sistemi operativi, dominata dalle compagnie telefoniche a farla da padrone. Questa competizione ha portato a una selezione tra i produttori.
“Attualmente - ha proseguito De Martine - c'è un duopolio tra Apple e Android, con poche opzioni più "libere". È necessaria una maggiore pluralità di sistemi operativi”.
La consapevolezza dell'utente dovrebbe estendersi anche ai componenti e alle modalità di smaltimento degli smartphone. Nonostante esistano consorzi per il riciclo, la percentuale è molto bassa. Alcuni produttori, come Huawei, che potrebbe competere, è stata tacciata di spionaggio ma continuano a produrre dispositivi di alta qualità. Ha ricominciato a vendere in Cina dove la quota di Apple è iniziata a scendere.
Trattando questi temi, a volte, la reazione più comune è lo sgomento rispetto a un sentimento di impotenza rispetto a ciò che cosa si può fare. Per prima cosa, dovremmo trasformarci da acquirenti a cittadini attivi e operare le scelte seguenti:
1) informarci cercando di attenuare gli effetti indesiderati disattivando alcune funzionalità;
2) riconoscere che il problema è strutturale e che la politica deve intervenire.
Ad esempio, alcuni informatici hanno dimostrato che ogni 3 secondo anche le smarttv mandano le nostri dati ad altre parti e noi lo autorizziamo. Su questi aspetti è possibile togliere l’assenso a partire dalle informazioni ma dovrebbe essere proibito alla fonte.
La presenza pervasiva degli smartphone influisce su vari aspetti della vita, dalla salute all'informazione. È importante educare gli adolescenti a interrogarsi sull'intenzionalità dietro ciò che vedono online.
La consapevolezza, che un tempo si manifestava nel leggere giornali o guardare la TV, deve ora adattarsi alla nuova realtà digitale. L'uso consapevole della tecnologia deve essere promosso, con iniziative come i "patti digitali" tra famiglie e scuole.
È fondamentale avere accesso agli algoritmi dei produttori. Inoltre, l'uso crescente delle batterie nei dispositivi pone problemi di sostenibilità, poiché molti oggetti diventano rapidamente obsoleti e difficili da riciclare.
I dispositivi raccolgono informazioni su di noi, creando profili complessi che vengono utilizzati senza la nostra consapevolezza. È essenziale comprendere le implicazioni di questa raccolta di dati e la sua portata sociale.
La questione della tecnologia è sociale, non individuale. Le aziende conoscono la società in modo inedito e in tempo reale, mentre l'Europa cerca di normare senza successo. I dati sono stati assegnati a giganti tecnologici come Microsoft e Google, rendendo necessaria una riflessione più ampia su queste dinamiche a livello europeo e globale.
Giovanna Cravanzola