INCONSCIO E COSCIENZA DEGLI ANTICHI GRECI

Finalmente, dal novembre 2019, sabato 28 maggio 2022 sono ripresi gli incontri filosofici al castello di Cisterna d’Asti. Per l’occasione, Alberto Banaudi e Franco Mattarella hanno discusso di “Inconscio e coscienza degli antichi greci”. L’incontro, inserito nel percorso“Vecchie e nuove R_esistenze:.. Ancora Riconnessioni_10”, è stato promosso da Polo Cittattiva per l’ Astigiano e l’ Albese – I.C. di San Damiano, Museo Arti e Mestieri di un Tempo di Cisterna con Fra Production Spa, Libreria "Il

Pellicano" e Aimc di Asti.

Franco Mattarella, che ha aperto l’incontro, ha iniziato parlando dell’ inconscio come di ciò che ha permesso agli esseri viventi di sopravvivere specialmente nelle situazioni di pericolo nelle quali non c’era tempo di decidere ma anche oggi scegliamo allo stesso modo.

Le euristiche sono essenziali per la crescita umana – ha detto Mattarella – e ragioniamo tramite atteggiamenti inconsci che ci fanno comprendere come comportarci e costituiscono il nostro manuale di vita. Solo successivamente appare la coscienza fenomenica e furono proprio i Greci ad arrivare alla chiarezza mentale dell’inconscio” ha concluso.

I Greci – ha proseguito Banaudi – hanno avuto a che fare con questo processo. La loro società era basata sullo sviluppo della razionalità e ciò li distingueva dai barbari. Per loro il linguaggio era collegato all’intelletto. Quindi, avevano rimosso l’irrazionale, le passioni e le pulsioni. Furono loro, si può dire, a introdurre una prima forma di psicoanalisi. In Omero, ad esempio, ritroviamo ‘pensare in cuor suo’ perchè ritenevano che negli uomini la sede del pensiero fosse il cuore. La testa era la dimora dell’anima e per gli uomini di Omero era il doppio di sè: dopo la morte, sarebbe andata nell’Ade a vivere una vita priva di esistenza. L’ Ade, quindi, era un museo dei doppi umani, una sorta di fotografie sbiadite. Per i Greci, quindi, la psiche non pensava perchè lo faceva il cuore. Un esempio di questo è rappresentato dagli uomini impetuosi narrati nell’ Iliade. La civiltà razionale greca avviene attorno al VI° secolo a.C. quando prese l’avvio la filososofia basata sul logos. Nacque in Italia con i pitagorici che utilizzavano la matematica per descrivere il mondo e che credevano nella reincarnazione. Era allora l’anima responsabile di ciò che sarebbe avvenuto ma poichè ritenevano che avesse sede nel cervello, gli orfici iniziarono a pensare che quest’ultimo fosse una sorta di centro di comando dell’uomo. A questo punto, si smise di pensare con il cuore e la razionalità prense il sopravvento. Per questo i pitagorici insegnavano a imporre il dominio della ragione sulle pulsioni anche se, a volte, queste ultime avevano la meglio. La ragione, per loro, perdeva quando emergeva il territorio dell’inconscio dell’uomo che è dominato dalle passioni. La figura del tiranno ne era un esempio. Si arrivò all’esasperazione della razionalità con la distinzione di tutto ciò che c’era prima con la repressione della parte oscura e irrazionale dell’uomo. Oggi a prevalere è un uomo eterodiretto, manipolato, pieno di pensieri non originali e che si muove con un’euristica pensata dall’ambiente per non rimanere escluso. Proprio per questo le persone attualmente faticano a formulare ipotesi personali. Forse utilizzano l’euristica del conformismo” ha concluso Banaudi.

 

Giovanna Cravanzola


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