LA BELLA MORTE

"LA BELLA MORTE.

GLI UOMINI E LE DONNE CHE SCELSERO LA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA" 

Gli storici Gianni Oliva e Mario Renosio hanno inaugurato il ciclo di appuntamenti “Vecchie e nuove R_esistenze: Riconnessioni-13” promossi da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di San Damiano, Museo di Cisterna, Israt, Casa della Resistenza e della Deportazione di Vinchio, Ass. "Franco Casetta", con Fra Production Spa, Libreria "Il Pellicano" e Aimc di Asti. Venerdi' 28 maggio, alle 18 in videoconferenza, Gianni Oliva ha presentato "La bella morte. Gli uomini e le donne che

scelsero la Repubblica Sociale Italiana" (Mondadori). Ne ha discusso con Mario Renosio (Israt).

Il titolo, come ha spiegato Renosio, riprende quello di un libro autobiografico di Carlo Mazzantini “A cercare la bella morte". Il volume è suddiviso in due parti. Nella prima ci sono le premesse storico militari: le sconfitte, il crollo del fronte interno, la caduta del governo fascista. La seconda parte si occupa sulle ragioni che hanno spinto alla scelta di credere ancora al fascismo e a combattere per sostenerlo.

Il libro, come ha detto Oliva, si presta sia alla discussione che a fraintendimenti. Infatti il titolo, scelto dall’editore, è provocatorio. Però sulla Repubblica sociale non c’è nulla da dire di ulteriore. E’ stata creata dagli occupanti tedeschi e ha autonomia e sovranità limitate non solo militarmente. Il vero potere è in mano ai nazisti o, per meglio dire, in mano a Hitler che agiva suddividendolo tra i suoi subalterni per nn darne troppo a nessuno.

Quindi, il giudizio sulla Repubblica Sociale rimane invariato. Glì uomini che entrano a far parte della dirigenza avevano avuto dei ruoli molto scarsi nel ventennio precedente. Nutrivano il livore nei confronti di coloro che avevano lasciato il partito e non avevano una visione rispetto al futuro.

Graziani, ad esempio è un militare e ha solo l'obiettivo di formare nuove truppe. Pavolini, invece, vuole affermare potere in Italia e crea le Brigate Nere... è un periodo con connotazioni molto sfumate. Su tutti, però, non c'è una direzione. Mussolini è un uomo finito e consapevole di esserlo. Lo scrive anche alla Petacci che avrebbe preferito essere ucciso nell'estate del '43 piuttosto che sopravvivere e non essere più nessuno politicamente.

Hitler è essediato, il suo alleato si sgancia e deve cercare di dare prova di forza. Quando si incontrano, Hitler vuole che Mussolini si metta a capo di un nuovo Stato proprio per questo.

Il Duce è devastato non vuole ma deve farlo perchè si fa trascinare dagli avvenimenti, è un uomo svuotato che non ha più la forza di essere il capo. Per i protagonisti di quell’esperienza, la Repubblica di Salò è servita per fare da cuscinetto tra Italia e nazismo.

In realtà ha avuto l’enorme responsabilità di scatenare una guerra civile.

In mezzo alla confusione e alla ricerca del regolamento dei conti, il gruppo dei fascisti moderati venne messo all'angolo. Non cambia neppure la visione sulla responsabilità fascista nella persecuzione antiebraica. Nel '38 erano tutti concordi per l'emanazione delle leggi razziali.

Un altro discorso, invece, è guardare alle scelte personali perchè molti andarono come volontari della Repubblica di Salò. Incrociando i dati disponibili sulle Brigate Nere, si vede che furono centinaia di migliaia di uomini molti di più di quelli che entrarono nelle fila partigiane.

Non si è mai parlato di tutto ciò perchè il repubblichino ha sempre il male ma il giudizio viene dato in base al nostro modo di vedere le cose oggi. Allora l’ armistizio non cambiò le coscienze. Nonostante l’ 8 settembre, la cultura era ancora la stessa di chi esultava per l'entrata in guerra nel 1940.

Erano i nostri genitori, i nonni. I giovani erano figli del ventennio ed era normale che si pensasse così. Gli antifascisti erano una minoranza che, ovviamente, non assolve le masse. I valori fascisti erano entrati nell'animo delle persone.

Calvino diceva che i partigiani e i repubblichini sparavano per la stessa foga di riscatto ma i progetti erano diversi. Il bene e il male coesistevano.

Però alcuni partigiani arrivano anche dalla Repubblica Sociale. Alcuni furono opportunisti altri con motivazioni salde che, visto il periodo, dovevano essere veloci ed eccezionali. Alle Brigate Nere aderirono giovanissimi o sbandati.

La resa dei conti, diventata famosa con Pansa, racconta cose vere perchè fu una guerra civile, ma non indaga cause. La storia ha un prima e un dopo. Per capire il dopo occorre conoscere il prima. Ma conoscere non vuol dire giustificare.

Dopo la guerra, rimasero molti che ebbero ruoli istituzionali (prefetti, questori...) non rimasero i capi politici. Non abbiamo mai fatto i conti con il passato anche perchè le epurazioni non furono possibili per la mancanza di una nuova classe dirigente.

La storia - ha concluso Oliva - è il racconto di ciò che accade ma la memoria è figlia della generazione che la racconta e la Repubblica di Salò è servita per assolvere chi per 20 anni è stato fascista”.

Giovanna Cravanzola


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