Giovedì 16 maggio 2024 si è tenuta una nuova videoconferenza organizzata da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di S. Damiano, Museo Arti e Mestieri e Comune di Cisterna con Fra Production Spa, Israt, Libreria "Il Pellicano" Aimc di Asti. Alberto Banaudi e Franco Mattarella hanno discusso di "Tragedia greca e inconscio quantistico”. Alberto Banaudi è laureato in Lettere Classiche presso l’Università di Torino e quella in Filosofia presso l’Università di Genova. È professore di storia e filosofia al liceo scientifico “F. Vercelli” di Asti e di letterature classiche
all’Utea. Oltre ad insegnare, si dedica alla ricerca filosofica. Franco Mattarella si definisce un pensatore critico e surrealista. È responsabile del sito http://www.pensierocritico.eu.
In apertura Mattarella ha affermato che la tragedia ha ancora molto da dire e ha riflettuto sulla rilevanza che ancora conserva. Luigi Zoja, nel suo saggio "Psiche", sottolinea come la tragedia greca sia stata anticipatrice della psicoanalisi. Nell'antichità, la responsabilità delle azioni umane era principalmente attribuita agli dei. Con l'emergere dei monoteismi, si è ridotta la percezione della responsabilità sociale da parte delle persone, sottolineando un cambiamento culturale e filosofico. Il progresso culturale è stato stimolato da molte tragedie, come nel caso di Antigone, che ha avuto un impatto significativo sul mondo del diritto, ha spinto in questa direzione. Si può citare anche il "Tao della fisica" come un esempio di come la comprensione del mondo possa essere influenzata da dialoghi tra diverse discipline.
Nel suo intervento, Banaudi ha condiviso l’idea di Zoja il quale afferma che la tradedia greca sia antipatrice di molte teorie moderne. Invece Segal, stimato umanista di Harvard, osserva che la razionalità dei greci non permettesse loro di ignorare la potenza dell'irrazionale. La tragedia greca ha origine alla fine del VI secolo a.C. e all'inizio del V secolo a.C. ma la sua massima fioritura si esprime successivamente con Frinico, primo tragediografo. Successivamente, la forma si consolida con Eschilo, Sofocle ed Euripide ma anche autori non greci, come Shakespeare, Dostoevskij e Conrad, hanno saputo esprimere dimensioni tragiche nelle loro opere.
I tre grandi tragici appartengono ad Atene del V secolo, dove ha avuto luogo un’invenzione straordinaria: la democrazia, qualcosa di quasi blasfemo. Infatti gli Ateniesi credevano che leggi e decisioni morali potessero essere determinate dagli uomini piuttosto che dai segni divini. In precedenza, si credeva che gli uomini potessero interpretare i segni degli dèi attraverso vaticini coordinati dal Pontifex Maximus. Successivamente, per guidare l'umanità, era necessario possedere abilità oratorie e argomentative. Nella tragedia greca, però, si comprende che oltre all'azione umana, ci sono forze oscure che l'uomo non può dominare. Analogamente, la psicoanalisi esplora queste forze irrazionali che influenzano il comportamento umano. La tragedia può essere vista come un processo di individuazione, in cui l’uomo si confronta con le proprie forze interiori e con le forze esterne. Atene potrà salvarsi solo accogliendo qualcosa che trascende la sua attuale condizione, va oltre il razionale e questo può insegnarci ancora qualcosa oggi.
Giovanna Cravanzola