UN TRIFULAU SPECIALE

Sergio Cauda, classe 1951, percorre da cinquant’anni i sentieri cisternesi alla ricerca di tartufi. La presenza del tubero, a Cisterna, è testimoniata anche dal Casalis che nel quinto tomo del Dizionario geografico, storico... del 1859, riporta “...il territorio abbonda di tartufi, che si vendono a Torino ed ai mercati di San Damiano e di Canale…”.

Nel corso del mese di novembre Sergio è stato al centro dell’attenzione come protagonista di un docufilm e di una trasmissione via web. Il docufilm è The truffle hunter, presentato alla Fiera del tartufo di San Damiano e in anteprima, il 15 novembre, come proiezione evento in occasione della 39esima edizione del Torino Film Festival. La trasmissione è quella di Edoardo Raspelli, L’Italia che mi piace, dedicata a Le Colline Alfieri in paniere, progetto finanziato dall’Enoteca di San Damiano con un contributo della Regione Piemonte, disponibile su Canale Tv Europa.

L’abitudine a calcare le scene è stata acquisita da Sergio grazie alla frequentazione di gruppi musicali. Batterista in numerose band, da ragazzo ha imparato l’arte di battere il terreno con un bastone per auscultare la presenza dei tartufi. Ora questa pratica è vietata, ma testimonia che questo prodotto ipogeo, come sostiene l’antropologo Piercarlo Grimaldi, “è avvolto da credenze e misteri non ancora dissipati e rappresenta indubbiamente uno dei più rilevanti tratti della biodiversità e dell’etnodiversità”.

Le sue narrazioni sulla caccia al tartufo sono ricche di aneddoti e di ricordi legati ai vecchi trifulau cisternesi come Tersiù, Stuvigna, Raminin, che vedeva andare a piedi nei boschi cisternesi, in alcuni casi addirittura senza cani, come avveniva per i Licin da Tarasa e i Licin ‘d Lame, che avevano interiorizzato la geografia del tartufo. Nei suoi racconti traspare l’esperienza nel riconoscimento delle tipologie di alberi tartufigeni: rovere, tiglio, pioppo, nocciolo selvatico, pasta mola (salicone), salice, biancospino, i sanguin (sanguinella), arbrun (pioppi) e di quelli che aiutano altri alberi a produrre tartufi: il gelso, il ciliegio, la rosa canina e il noce.

Nel fluire del discorso si sofferma sui luoghi dove trovare il tubero: Caudan-a, Pusat, Pradalù, Ganarel, Tuiran-e nella Val Butasa. In questa vallata Sergio ha contribuito alla nascita di una riserva naturale dedicata al tartufo, creata dall’associazione Terre di Tartufi, presieduta da Livio Franco Carlevero e costituita da trifulau e appassionati.

Quando parla dei tartufi è un fiume in piena e i suoi occhi si illuminano ricordando il legame speciale con i suoi cani Fiona, Biri, Pepe, Maria ed Ettore (morto poche settimane fa, nel giorno della proiezione del film) fedeli compagni delle esplorazioni solitarie di questo angolo di mondo.

Tiziana Mo


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